21/12/12

Il sociale nel 2012: un bilancio “misero”, un sistema da ripensare


Il bilancio dell’anno 2012 a proposito delle politiche sociali, realizzato dall'Agenzia Redattore Sociale, non poteva che essere “misero”. Per molteplici motivi. Il primo è di tipo strutturale. La riforma Bassanini, con il riordino dei ministeri ha aggregato la materia del sociale ai problemi del lavoro. Il risultato è evidente e non da oggi. Gli ultimi ministri si sono occupati di lavoro e di null'altro. La materia del sociale si è ulteriormente ridotta nella marginalità nella quale da sempre è relegata.

La crisi economica morde da anni, la povertà si acuisce: le fasce più fragili sono abbandonate. La sanità è in ristrutturazione; sfacciatamente si relegano al sociale le funzioni che sono connesse con la sanità: si intrecciano poteri (professioni e industrie) che cercano di resistere; chi non ha potere contrattuale è costretto a ricorrere a gesti estremi (si veda la manifestazione dei malati di Sla) o a sopravvivere nel silenzio generale, sempre più cupo.
Il secondo motivo dell’abbandono è funzionale. I servizi in Italia sono scarsi, rari, ingessati in un welfare che sembra tutelare più gli addetti che i fruitori di servizio.
Un sistema pensato negli anno ’70 e che non è stato più rinnovato, nonostante tentativi di correzione. Anzi, si è irrigidito, creando professioni, schemi, pedagogia che non hanno sortito nessun effetto per la soluzione dei problemi.
Non solo occorre un nuovo welfare, ma occorrono risorse certe e sufficienti a garantire benessere.
Lo spezzettamento dei vari fondi (immigrazione, disabilità, terzo settore, carcere…) serve ad accrescere la precarietà delle soluzioni, dipendenti, di volta in volta, dalle sensibilità degli amministratori, dalle varie finanziarie dell’anno, dall'occasionalità delle emergenze.
Occorre ripensare tutto il sistema di sicurezza sociale; renderlo certo, efficiente, anche
sincero nelle promesse, riequilibrando le risorse finanziarie con la creazione dei servizi.
E’ la richiesta da fare al nuovo governo che verrà, con l’attenzione ai meno garantiti che pagano oltre misura la situazione di crisi.

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