Man mano che si avvicinano i giorni dell'appuntamento a Genova del G8, fortissima si fa la convinzione di non dover andare a manifestare.
Sta infatti prevalendo, senza freni e ritegno, la teatralità della manifestazione.
La città ripulita, i panni da non stendere, le facciate dei palazzi brutti ricoperti, la chiusura delle stazioni, zona rossa e zona gialla, polizia e carabinieri, in un crescendo di drammatizzazioni che nulla hanno a che fare con la sicurezza.
Il tutto - è la giustificazione - per proteggere gli otto "grandi": talmente grandi che, proprio in questi giorni i giornali si occupano di cosine che riguardano alcuni di loro che proprio grandi non sono, ma sembrano appartenere a "ladri di polli".
Nei 25 anni che hanno visto i "grandi" riunirsi, lo spettacolo è stato sempre lo stesso. Apparenze, teatralità, nullità di fatto: nel tempo si sono scoperti interessi personali, gravi responsabilità di gestione, addirittura denunce per corruzioni, connivenze e favori.
Gli scienziati dell'economia dicono che non sono loro i padroni del mondo: i padroni abitano altrove e non fanno ritrovi pubblici; usano la telematica, vivono nell'anonimato, decidono rapidamente, spostano risorse tali da decretare i destini di interi popoli. I rappresentanti della politica non sono nemmeno i "portavoce" di chi conta. Nonostante questo si autocelebrano, fanno di tutto per apparire, spendono soldi degli altri per farsi belli.
Le organizzazioni del Genoa social forum hanno posto problemi reali del mondo: le desertificazioni, la fame, le guerre, le malattie.
Forse, per la prima volta, si è fatto capire che i problemi del pianeta appartengono a tutti e sono seri. Altro non rimane da fare: continuare a far comprendere che oramai la vita di un popolo dipende dalla vita di tutti gli altri.
Sarebbe bello che Genova fosse deserta, completamente deserta, come quando fanno brillare una vecchia bomba, con la gente a mare, a far festa, con migliaia di poliziotti a sbadigliare, a sudare inutilmente. Abbandonare gli otto ai loro regali, alle loro riunioni, alle loro manie, tutto per far capire che rappresentano le loro pochezze.
I giornalisti non saprebbero più che scrivere: hanno già raccontato tutti i contorni degli arrivi, dei regalini, del menu, dei vini e dei dolci. Non differentemente da una festa di matrimonio o di prima comunione.
Se poi i collegamenti televisivi e i tg fossero disertati, non farebbero più alcun G8. Perché le riunioni dei "grandi" servono purtroppo solo a chi le fa. E senza spettatori, lo spettacolo sarebbe annullato.