Caro professore,
le notizie sulla preparazione del futuro governo ci lasciano perplessi e anche intristiti. Le esprimiamo due cattivi pensieri.
I nomi dei futuri ministri che circolano – in parte veri e in parte inventati – dimostrerebbero che la cerchia della compagine governativa sarebbe così stretta da far cumulare in poche mani le cariche di parlamentari, segretari di partiti e ministri.
Già, con la nuova legge elettorale, le segreterie dei partiti hanno inserito nomi alla Camera e al Senato rigidamente pensati come “premio alla carriera” per persone comunque “fedeli” alla politica e al partito. Se ora prevale la stessa logica a livello nazionale è facile immaginare non solo che la democraticità della rappresentanza è sempre più evanescente, ma che si stanno costituendo, in nome della governabilità, vere lobby di potere.
La concentrazione dei poteri in pochi mani sembra aver pervaso la nostra società occidentale; dal mondo economico, a quello della comunicazione; da quello industriale a quello ecclesiale. Pochi eletti, presenti in cento luoghi “significativi”, pronti a far circolare logiche e interessi, per il bene comune a parole, in realtà a premiare (con linguaggio vetero democristiano) gli “amici degli amici”. E’ lo spettacolo a cui stiamo assistendo anche per le elezioni amministrative: orde di candidati a sostegno del futuro Sindaco, pronte a presentarsi all’incasso, subito dopo la vittoria. Sono alimentate per captare consensi, ma non sono a costo zero, senza che nessuno dirà mai il prezzo da pagare.
Le chiediamo una chiara discontinuità da questa logica. Non è utile; non è efficace; né così “sicura” come potrebbe apparire.
Ci rendiamo conto delle difficoltà, ma non possiamo assistere, oramai sudditi impotenti, alla nomenclatura che emerge. In giro per l’Italia ci sono persone preparate e oneste, capaci anche di dare contributi significativi per il bene comune, fuori dallo stretto giro della politica di professione.
Il secondo cattivo pensiero riguarda il “welfare”: che la sua rappresentanza non sia di terza fila. Ricadremmo nella filosofia delle povertà vergognose, con dipartimenti senza portafoglio... La lotta alla povertà, alla malattia, al disagio sono cose serie, da non trattare con la carta millimetrata attenti a chi deve governarla. Sarebbe un errore imperdonabile. Lo tenga per sé, ...