17/10/02

Caro Edo

(Lettera aperta a Edo Patriarca, portavoce del Forum permanente del III settore)Caro Edo,
ho letto e mi hanno riferito le parole del Ministro Maroni ad Arezzo, con le quali ha voluto screditarti.
La mia solidarietà nei tuoi confronti è piena e senza riserve. Anche perché, conoscendoti, so bene che agisci ispirandoti a quanto dice la Lettera di Giacomo.“La sapienza che viene dall’alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia.” (Gc, 3,17).
D’altra parte non è la prima volta che il metodo infido del dubbio e dello screditamento è usato recentemente in politica. La vittima illustre è stato Biagi: sembra che il già Ministro Scajola abbia avuto il torto di dirlo pubblicamente, ma altri erano gli ispiratori di quel giudizio malevolo e crudele; non solo: continuamente l’ala cattolica e moderata del governo viene sottoposta alla doccia fredda del “ladri/onesti”. Come si faccia a rimanere in tale governo è un grande mistero: forse hanno impropriamente assunto lo slogan di borrelliana memoria “resistere, resistere, resistere”.
Ma questo doloroso incidente, mi permette di chiarire, politicamente, le posizioni del terzo settore di fronte alle recenti politiche sociali in Italia. Ricordi il breve incontro avuto a Nuoro, qualche mese fa, durante il quale ti dissi espressamente che l’atteggiamento del dialogo con l’attuale politica governativa era inutile e dannoso?
A distanza di tempo confermo quel giudizio. Nulla di personale e tanto meno di mancanza di carità. Trattandosi di politica, di potere cioè, credo infatti che gli unici criteri di giudizio siano la verità e la giustizia, tenendo presente gli “interessi” dei più deboli e svantaggiati.
Questo governo non ha politica sociale. Avrai letto la difesa del sottosegretario Sestini per la politica del governo di destra: mi ricorda le antiche tribune elettorali degli anni ’60 quando i Ministri dell’epoca rispondevano: “stiamo facendo, faremo…”.
I risvolti sociali delle iniziative governative non sono né attente ai deboli, né tanto meno sociali. I pochi provvedimenti sono populisti, mirati ad accaparrare consenso. Prendi il milione garantito agli anziani. Chi aveva la pensione sociale come le casalinghe oltre i 65 anni, gli oltre due milioni di disabili con l’elemosina della prefettura, si è ritrovato esattamente come era. Altro esempio: le difficoltà in sanità sono evidenti a tutti: mi dici a che servono le dentiere di plastica promesse dal Ministro della salute? Forse per la dignità di morire poveri, ma con falsi denti in bocca.
Nonostante questo quadro tu dici che bisogna dialogare: in questa convinzione sei in buona compagnia. Altri organismi di rappresentanza civile di ispirazione del cristianesimo-sociale la pensano come te. Probabilmente perché facendo azione “sindacale” sperate che qualcosa comunque si può ottenere.
Credo che voi sbagliate, anche se riconosco nella vostra posizione ragioni politiche trasparenti e ragionevoli.
Si può dialogare se manca l’oggetto della discussione? Non solo: le cosiddette organizzazioni “non amiche” secondo l’attuale esecutivo – l’ha confermato anche Maroni – non sono da ascoltare e tanto meno da seguire. Credo sia stato l’allora Ministro Previti a dire, nel 1994, che non avrebbero fatto prigionieri.
I toni oggi sembrano smussati, ma la sostanza rimane la stessa: chi non è di destra non esiste, al di là dei numeri e delle rappresentanze. Questo il senso della dichiarazione del Ministro in un intervista a La Stampa del 14 ottobre, quando afferma testualmente di voler “dare pari dignità e pari voce a tutti, senza discriminare in base alle dimensioni dell’attività svolta”. L’associazione sotto casa, purché amica, diventa interlocutrice quanto il Forum.
Guarda i vari tavoli di discussione: congelati o scomparsi. Se ti fanno partecipare sei circondato da sigle sconosciute ...

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