Il Dpef è una specie di enciclica laica che il governo di turno è costretto a scrivere, illustrare e molto meno a rispettare.
Difficile capirlo tra le pieghe dei paroloni, per chi non è addettissimo ai lavori: figurarsi per chi è preposto al sociale che, per definizione corrente, non è produttore di ricchezza, ma caso mai dissanguatore.
Il documento di quest'anno ha solenni dichiarazioni generali anche per il sociale.
"La stabilità, le riforme, lo sviluppo, l'equità" sono le colonne portanti del documento.
Sul sociale gli intenti, ancora più solenni: la famiglia è stata scelta quale obiettivo centrale di intervento, per "procedere alla modernizzazione, al potenziamento, alla facilitazione dell'accessibilità e della fruibilità di tutti i principali servizi: assistenza domiciliare ai malati cronici, ai disabili, agli anziani e un procedere infine a una celere realizzazione del "piano nazionale degli asili nido" aziendali, interaziendali, di quartiere e pubblici".
Se non che - qui incominciano i problemi - il documento avverte che tutto ciò potrà essere realizzato, compatibilmente con "le esigenze della finanza pubblica". L'obiettivo, molto più modesto, alla fin fine diventa: "Il Governo, pertanto, intende, nell'ambito delle compatibilità di finanza pubblica, almeno consolidare le risorse destinate alle attività indicate nel Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali, al livello dell'anno 2002, prevedendo comunque la possibilità di integrare il Fondo nazionale per le politiche sociali per ulteriori iniziative a sostegno delle attività sociali."
In soldoni, se tutto va bene, si rimane a livello di quest'anno, con tutti i problemi connessi di risorse mancanti.
Nello stesso momento dell'annuncio del Dpef infatti, il Ministro della sanità dichiarava che non c'erano risorse per gli anziani e i malati cronici; quello dell'Istruzione rivedeva in basso l'assistenza degli handicappati nelle scuole; le Regioni e i Comuni lamentavano i tagli alla spesa sociale.
Le conclusioni, per il sociale, sono purtroppo desolanti. Nessun diritto sociale è esigibile: ai problemi delle fasce deboli rimangono le briciole. Con un'avvertenza: anche le briciole stanno terminando.
Essendo stata promessa la riduzione delle tasse; non essendosi attivato lo sviluppo economico previsto, non rimane che limare, ancora una volta, le poche risorse dei disperati.
In compenso, se a qualcuno è sufficiente, lodi sperticate alle associazioni del non profit, il cui "valore" il Dpef riconosce ogni oltre limite. Infatti "La positiva valutazione degli interventi svolti dalle associazioni di volontariato e da organismi senza scopo di lucro nel campo dell'assistenza ... pone la necessità da parte del Governo di considerare un ulteriore sostegno per tali attività, affinché l'esperienza maturata possa essere riprodotta e potenziata."
Si badi bene: si considererà l'ipotesi di un sostegno; nemmeno la si assicura.
Mai letto un documento economico, con così tanti condizionali.
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