Dopo le esternazioni di questi ultimi giorni, a proposito di droga, noi delle comunità dovremmo essere contenti. Le comunità saranno - secondo la linea del nuovo governo - più libere e tutelate; la guerra alla droga sarà più forte; la salvezza dei ragazzi più vicina.
Ma la "lotta" alla droga, che non inizia da domani, dovrà tener conto, di nodi che nei proclami recenti non hanno avuto spazio. Li ricordo per concretizzare, oltre gli slogan, una strategia efficace.
Il primo è la lotta al traffico di stupefacenti. Non è stato detto nulla di specifico a proposito: grave errore. L'ingresso dell'euro faciliterà purtroppo il riciclaggio di denaro sporco. I traffici illeciti giocheranno con le conversioni euro-dollaro, lasciando ancora meno tracce.
L’“afgano” (ottima eroina secondo i consumatori) presto invaderà tutti i mercati d'occidente, per sostenere la guerra dei talebani. La cocaina (il cui consumo è in crescita) è offerta sempre a minori costi.
Senza un'azione europea e mondiale, la "droga" continuerà a mietere vittime. Dopo Schengen i confini nazionali di fatto sono inesistenti: quale raccordo tra gli stati europei? E con quali risultati se già in alcuni paesi di fatto l'uso di droghe leggere (vedi Olanda, tra poco l'Inghilterra) non costituiscono più reato?
Il secondo nodo sono i consumi delle giovanissime generazioni. I ragazzi più giovani tendono a consumare di tutto: alcol, amfetamine, ecstasy, marijuana, hascish, cocaina. Rimanere fermi alla distinzione tra droghe leggere (da legittimare o proibire) e altre sostanze è un falso problema. La vera battaglia è disincentivare i consumi dannosi, senza distinzioni. La lotta al tabagismo, su scala mondiale, sta portando i suoi frutti: se non si fa altrettanto per le sostanze genericamente inebrianti, la partita è persa. Disincentivare i consumi inebrianti, però (si pensi alla pubblicità degli alcolici), pone gravissimi problemi di strategie "culturali" e commerciali.
Terzo serio problema sono i disturbi "psichiatrici" dei ragazzi tossicomani. Nelle comunità arrivano sempre più giovani che oltre ad essere dipendenti, mostrano veri e propri disturbi della psiche. I tecnici discutono sulla "doppia" diagnosi (da dipendenza e psichiatrica); il sospetto è che spesso i consumi di droga servano a lenire le sofferenze personali con un automedicamento. Se così fosse, le strategie di recupero si fanno ancora più complesse e difficili.
La discussione di questi giorni si è tutta concentrata su comunità sì e servizi pubblici no. E' evidente che l'attenzione, scegliendo in così tanti interlocutori e palcoscenici inadeguati, anche se amici, si è così svilita a piccola esternazione di "politica interna".
Le proposte sono di altra portata e gli impegni ben più vasti e seri. Tra queste ricordiamo:
- strategie di lotta al traffico, in ambito nazionale, europeo e internazionale;
- raccordo tra le legislazioni europee per la disincentivazione ai consumi di sostanze nocive;
- politica organica propositiva "giovanile", senza appelli patetici e generici alle famiglie e alla scuola;
- ricomprensione dei modi di consumo e di conseguenza delle risposte dei servizi.
I ragazzi tossici in Italia sono valutati in 300.000; 145.000 sono in carico ai servizi pubblici, di cui quasi 90.000 hanno più di 30 anni; 19.000 sono in carico alle comunità.
Discuterne nella trasmissione del buon Vespa, è inutile e inopportuno.