Associazionismo e politica
IN MOLTI HANNO NOTATO la recente rumorosa presenza dell'associazionismo cattolico e no sulla scena politica italiana: il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, l'incontro di Loreto dell'Azione cattolica e del CSI, l'incontro imminente a Orvieto delle Acli, il convegno sul nuovo umanesimo della Comunità S. Egidio a Milano, l'incontro di Camaldoli della Rivista "Il Regno", la costituzione della "Retiinopera" a cui partecipano molte sigle dell'associazionismo comprese l'Agesci, la Cisl, il Forum del Terzo settore, il Forum delle famiglie.
Alla domanda centrale: per proporre chi e che cosa, le risposte ondeggiano e diventano vaghe. Tre dati: il primo riguarda il rapporto tra società civile e politica. Gli spazi sono azzerati: nessun rapporto strutturale tra istituzioni centrali e associazionismo è oggi in atto. I tavoli di concertazione inesistenti. Si preferiscono ammiccamenti e relazioni "amicali". Le risorse economiche sono al lumicino; le poche preesistenti drasticamente ridotte (si veda la cooperazione internazionale e il servizio civile). Il secondo dato è la politica estera in atto: l'Italia si distingue per la sua fedeltà ad azioni internazionali che puntano alla guerra preventiva, senza alcuna attenzione alla lettura e alla soluzione delle cause di guerra. L'Iraq e la Palestina ne sono purtroppo limpido esempio. Il terzo dato è la politica sociale in atto, di cui le leggi sull'immigrazione e quella sulle tossicodipendenze sono segnali eloquenti. Disprezzo e noncuranza contraddistinguono l'attenzione governativa ai ceti deboli della popolazione: gli esempi sono infiniti. E' sufficiente seguire le dichiarazioni dei vari Ministri che hanno una qualche attinenza con il sociale.
Riproponendosi a catena sulla ribalta politica, l'associazionismo che cosa cerca? Il cambiamento, il dialogo o, ipotesi più realistica, il traino benevolo? Un duplice moto sembra pervadere l'attivismo associativo recente: il primo, tutto interno, tende a dimostrare che le associazioni esistono. Per questo si convocano e si contano, facendo appello a tutte le residue risorse per apparire. Il secondo moto - più infido e pericoloso - cerca spazi di attenzione benevola da parte dei governanti. Ambedue i moti sono inutili e dannosi: così agendo tradiscono gli ideali per i quali le associazioni sono nate e soprattutto non incidono nella realtà politica. I temi scottanti indicati nella famiglia, nella pace, nell'economia sostenibile, nel federalismo, nella democrazia, nell'Europa hanno bisogno di ben altro che di dialoghi tra amici o presunti tali.
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